Papà quotidiani, papà lontani, papà separati o divorziati, papà che non ci sono più ma che ci sono sempre.
Il nostro pensiero per questa festa del papà.
Se potessimo tornare intorno al fuoco, che rassicurava i nostri antenati nell’oscurità della notte dei tempi, sentiremmo probabilmente narrare delle storie. Servivano a trasmettere quell’esperienza quotidiana straordinaria di sopravvivenza, tanto utile all’uomo per costruire la sua cultura di specie, per legarsi gli uni agli altri. Di bocca in bocca quelle storie si sono modificate, sono diventate patrimonio profondo e poi grandi metanarrazioni, racconti per trasmettere valori e credenze in cui tutti potessero riconoscersi.
Ogni popolo del passato ha elaborato le proprie e le ha trasmesse così bene, che molte – ancora oggi – ci accompagnano. Le immagini potenti che hanno creato nel tempo riaffiorano alla memoria individuale e collettiva ed orientano le nostre visioni.
Ecco perché facciamo fatica, molto spesso, a vedere il cambiamento.
Prendiamo la giornata di oggi, la Festa del Papà. Quante storie, quanti pensieri solleva?
Da un lato ci sono le memorie personali, i lavoretti, i disegni, i piccoli pasticci e le festine, che vorremmo far rivivere ai nostri bambini e bambine. Dall’altro si trovano le rappresentazioni di un simbolo paterno la cui origine non è sempre consapevole in noi, alle volte molto distante da quello che ci suggerisce la vita reale.
Ma cosa significa essere padri oggi?
Oggi conosciamo molto di più su quello che accade nel corpo paterno dopo la nascita di un figlio, sappiamo che il gesto degli antichi, sollevare il figlio tra le braccia per renderlo proprio di fronte alla comunità, non segna un principio di adozione, ma un principio di attaccamento. Il contatto con il corpo del bambino o il tenero abbraccio di un papà alla sua bambina neonata non sono solo un accessorio, ma la possibilità che si instauri un legame profondo. Il corpo dei padri, come quello delle madri, risponde al contatto con i propri piccoli producendo ormoni in grado di favorire la sintonia emotiva e superare lo stress da cambiamento.
La scienza ci dimostra che il padre non è fatto per stare fuori dalla porta a guardare cosa succede nella relazione tra madre e figli, ma appartiene a quella relazione e che viverla non può che fargli bene!
Festeggiare il papà nel 2021 significa rimettere il maschio nell’equazione della crescita dei piccoli fin da piccoli.
Un uomo ha due braccia per accogliere, due mani per sorreggere, una pancia per far accoccolare, una voce per cantare, parlare, ridere e sussurrare: ha tutto ciò che serve, insomma, per poter svolgere le funzioni di cura. Anche se l’immagine di padre, che ci portiamo come retaggio da tempo è diversa, un papà che abbraccia, condivide, sente, parla e sostiene i propri bambini è padre pienamente e per sempre.
Molti padri, oggi, non vivono accanto ai loro bambine e bambini per via di separazioni, divorzi o per motivi di lavoro che li portano lontano per lungo tempo. Questo non significa che non si sentano o non possano essere padri.
Sentirsi tali, infatti, è soprattutto sapersi vicini al proprio bimbo o alla propria bimba anche quando non ci si può stare fisicamente. È avere costruito e conservato uno spazio emotivo e del proprio pensiero, concentrato sempre sulla relazione con loro.
Oggi, dunque, si può festeggiare anche un papà lontano, un papà che non può essere quotidiano.
E se il papà non c’è più? Festeggiamo anche lui, perché un papà è come Enea, anche se è assente, è sempre presente. È la terra da cui si proviene, in qualche modo va raccontata.
In questo caso, seppur con dolore, saranno i figli a dover costruire e conservare quel posto silenzioso nella mente e nel cuore per far spazio al papà del ricordo. Saranno le lunghe braccia della memoria a tenerli stretti alla loro storia e a sostenerli nella loro crescita.
Tanti papà, dunque, in questa festa del 2021, ma quale potrebbe essere il racconto intorno al fuoco per questa nostra serata?
Cosa potremmo narrare per svelare il senso ed il segreto dei papà contemporanei?
Facciamoci raccontare le loro storie e mettiamoci comodi per poterle ascoltare.
Monica Casagnetti Zuppini
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