Come promuovere la salute e lo sviluppo del cervello nei bambini e nelle bambine fin dai primi anni

Perché parlare di salute e sviluppo del cervello nei bambini e nelle bambine

Nei primissimi anni di vita — dalla gravidanza ai tre anni — il cervello cresce a una velocità impressionante, modellandosi attraverso le relazioni quotidiane con gli adulti. È il momento in cui si gettano le basi delle competenze emotive, sociali e cognitive, che accompagneranno bambine e bambini per tutta la vita.

L’OMS, attraverso il Nurturing Care Framework, documento che fornisce indicazioni e raccomandazioni su come investire nelle prime epoche della vita, ci ricorda che, per crescere e prosperare, servono cinque elementi fondamentali: salute, nutrizione, sicurezza, cure responsive e opportunità di apprendimento precoce. La salute e lo sviluppo del cervello, quindi, non sono “un tema da grandi”: sono un processo che comincia nei primi giorni e si nutre di piccole azioni quotidiane — uno sguardo che accoglie, una voce che rassicura, un momento di gioco condiviso — e di adulti che hanno a loro volta supporto, tempo e strumenti per prendersi cura di loro stessi e degli altri.

➡ Approfondisci: Il Nurturing Care Framework: cos’è e come applicarlo

Salute e sviluppo del cervello nei bambini e nelle bambine: di che si tratta, in pratica

Quando parliamo di salute e sviluppo del cervello nei bambini e nelle bambine, ci riferiamo alla capacità di di costruire legami sicuri con chi si prende cura di loro, di sentire e regolare le emozioni, di esplorare il mondo con curiosità e fiducia, di apprendere attraverso il gioco e le interazioni.

Queste competenze non nascono “da sole”: si sviluppano dentro relazioni ricche e abituali — il cosiddetto “serve & return”, in cui il bambino o la bambina lancia un segnale e l’adulto risponde —, in ambienti sicuri, con tempi equilibrati di sonno, movimento e gioco libero. È il cuore stesso dell’approccio di nurturing care.

Un'immagine di un cervello "Innaffiato" da un innaffiatoio

Cosa funziona davvero

Uno degli ingredienti più potenti è la relazione “responsiva”: seguire i segnali di bambine e bambini, dare parola alle loro emozioni, alternare momenti di co-regolazione — in cui l’adulto li calma con il proprio supporto — a occasioni per sviluppare autonomia emotiva. Anche la coerenza delle routine quotidiane offre sicurezza: sapere cosa aspettarsi aiuta a regolare l’umore e riduce l’ansia.

Il gioco è un altro pilastro. Oltre ad appassionare e coinvolgere, il gioco sostiene la crescita in molti modi ed ogni attività piacevole, fatta insieme ai genitori o altri adulti di cura, diventa un modo per rafforzare la relazione: la lettura condivisa, anche per pochi minuti al giorno, sostiene linguaggio e concentrazione; cantare o suonare insieme favorisce la coordinazione e la sincronizzazione emotiva; il gioco libero allena creatività, problem solving e capacità di collaborazione. Sono attività che vengono promosse nei programmi e nei progetti di CSB, in linea con le raccomandazioni internazionali.

Anche il movimento quotidiano, il sonno regolare e un uso consapevole degli schermi, giocano un ruolo chiave. Il tempo attivo, preferibilmente all’aria aperta, stimola corpo e mente; le routine della nanna, con luci soffuse e assenza di stimoli intensi, favoriscono il riposo; nei primi due anni di vita, meglio evitare l’uso degli schermi, salvo videochiamate con persone care, e introdurli in seguito solo in modo limitato e condiviso con un adulto.

Due bimbi di spalle che corrono in un prato

Ambienti sicuri e benessere di chi cura

Perché la salute e lo sviluppo del cervello fioriscano, serve un ambiente sicuro e prevedibile, dove non ci siano violenza fisica o verbale e dove le punizioni corporali siano sostituite da modalità educative rispettose. Allo stesso tempo, è fondamentale prendersi cura anche degli adulti che si occupano dei più piccoli e delle più piccole: quando mamme, papà e caregiver stanno bene, sono più capaci di sostenere lo sviluppo emotivo e sociale dei loro figli e delle loro figlie. Cercare aiuto nei momenti di difficoltà — attraverso consultori, servizi sanitari o territoriali — non è un segno di debolezza, ma un investimento nel benessere di tutta la famiglia.

Ogni bambina e ogni bambino cresce con i propri tempi e alle volte la genitorialità può sembrare un viaggio in solitaria. Anche solo condividere il proprio vissuto può far stare bene. Oltre al consiglio del personale dei servizi, si possono cercare nel proprio territorio spazi e luoghi che permettano di incontrare altre famiglie, altri genitori con bambini o bambine di età vicine, fare nuove amicizie e sentire meno solitudine.

un bimbo piccolo che sfoglia un libro illustrato aiutato da un genitore

In conclusione

Uno sguardo che risponde, una storia letta insieme, una melodia che calma, un gioco condiviso, una routine che rassicura: piccoli gesti quotidiani che, ripetuti con costanza, costruiscono resilienza, fiducia e curiosità. Come dicevamo all’inizio, la salute e lo sviluppo del cervello nei primi anni non sono un concetto astratto e di cui occuparsi poi, sono il frutto di un modo di stare assieme nel quotidiano, che si coltiva fin dai primi giorni.

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