Educare alla Pace: un investimento per il futuro di bambini e bambine

L’antinomia guerra/pace è antica come la storia dell’uomo. Ma in questi ultimi anni, mesi, giorni sta assumendo connotati sempre più ultimativi, vasti, incombenti. Ci chiediamo infatti cosa può succedere domani, a chi, e fino a dove si può arrivare.

Si sfila per la pace mentre altrove chi comanda, chi ha il potere massimo, cambia il nome ai ministeri (dalla Difesa alla Guerra) all’economia (da economia sociale all’economia di guerra), disprezza e calpesta le regole che pongono dei limiti al male che le guerre possono fare, in particolare alle popolazioni civili. C’è chi, anche in nazioni pacifiche, con il “nemico” potenziale al confine, addestra i ragazzi all’uso delle armi. Ragazzi che vogliono farlo. Per non parlare di un crescendo di film, video e videogiochi che sulla guerra e sulla violenza basano trame e significati. L’Italia, assieme a pochissimi altri paesi, ha una Costituzione che “ripudia la guerra come mezzo di offesa e come metodo per risolvere le controversie” (art. 11), fornisce persone e mezzi a una decina di scenari di potenziale conflitto per mantenere la pace, non ha un esercito di leva. Ma si appresta ad aumentare la spesa per nuovi armamenti e sistemi, in ottemperanza a impegni presi internazionalmente.    

L’impatto della cultura della violenza sui bambini e i ragazzi

I nostri bambini e ragazzi (va usato qui in modo appropriato e preciso il genere maschile), molti di loro, già si trovano in una crescente familiarità con un linguaggio, degli oggetti, e delle pratiche di violenza. Si preparano, inavvertitamente per lo più, alla guerra senza comprenderne emotivamente ed empaticamente il potere devastante a lungo termine. In questa violenza e nella prevaricazione, a volte, cercano la propria identità, dimenticando, non vedendo proprio, né l’altro né l’orrore di sé. Altrove, assieme alle bombe si coprono terre e popoli di odio, destinato a crescere. Un odio che comincia molto vicino, nel rapporto con gli altri, con i compagni e le compagne, sotto lo sguardo di adulti, quando c’è, che non sempre riescono a cogliere i significati profondi di alcuni comportamenti.

Le ragazze e la violenza giovanile: dati rilevanti

Se il problema nasce e cresce soprattutto al maschile, è vero che le nostre bambine e ragazze restano invischiate in un contesto ambientale dove la violenza le segna comunque:

  • i dati dell’Osservatorio Terres Des Hommes Indifesa 2025 ci dicono che il 78% delle ragazze teme di subire qualche forma di violenza in amore e in famiglia, dato che aumenta quando la famiglia non è quella di origine, ma quella creata.
  • Anche la violenza perpetrata da ragazze (e più in generale la violenza giovanile con partecipazione femminile) è un fenomeno in aumento, con un incremento dei comportamenti violenti e una riduzione delle differenze di genere nella loro ideazione (Rapporto ESPAD Italia 2023).

La Pace non si invoca, si costruisce dalla prima infanzia

Se è vero che la pace non si invoca, ma si costruisce, chi di infanzia si occupa deve oggi riflettere, e agire, su come costruirne le basi fin dalla prima infanzia. In questi primi anni, non funziona di invocare il diritto, e tanto meno di precettarlo. Si può:

  • Più efficacemente avviare al riconoscimento dell’altro, delle proprie come delle altrui emozioni.
  • Avviare alla scoperta delle meraviglie delle diversità prima ancora che del rispetto, concetto questo già per età più grandi.
  • Dare importanza al valore, all’efficacia del fare assieme, al significato del prendersi cura.

Qualche anno dopo, si potrà introdurre il valore del rispetto, del consenso, del riconoscimento del conflitto come motivo di crescita, fino all’importanza delle regole, comprese quelle faticosamente costruite del diritto internazionale.

Ma, poiché la mente cognitiva non basta, occorre allenare la mente emotiva e affettiva di bambini e bambine, fin da piccolissimi, al suono e al tocco della pace. Così come le menti dei genitori, e in particolare dei padri. La pace può iniziare con il cambio del pannolino, diceva Emmy Pickler.

Ecco una strada da percorrere. Vicino a chi cresce, insieme a chi educa.

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