Il ruolo del papà nei primi anni di vita: perché è fondamentale nell’ECD

Un padre sorregge il figlio molto piccolo alle prese con i primi passi

Il ruolo del papà nei primi anni di vita: fondamentale ma ancora sottovalutato

Quando si parla di Early Childhood Development (ECD), si tende ancora ad associare i primi anni di vita a una funzione quasi esclusiva della madre. Eppure, il ruolo del papà nei primi anni di vita ha un impatto concreto e documentato sullo sviluppo dei bambini e delle bambine — non solo a livello affettivo, ma anche cognitivo, relazionale e linguistico.

Non si tratta dunque semplicemente di “aiutare la mamma”: si tratta di esercitare un ruolo educativo attivo, competente e continuativo.

Paternità responsiva: cosa significa

Noi di CSB lo diciamo sempre al personale dei servizi che formiamo e ai genitori, essere un padre responsivo significa:

  • riconoscere i bisogni del bambino o della bambina (pianto, fame, ricerca di attenzione);
  • rispondere con presenza emotiva, empatia e coerenza;
  • coltivare una relazione affettiva sicura e stabile fin dalla gravidanza.

Anche in questo caso ci viene in aiuto il Nurturing Care Framework, il modello internazionale promosso da OMS, UNICEF e Banca Mondiale che definisce cosa serve davvero, nei primi anni di vita, per far crescere bambine e bambini in salute, sicurezza e con solide basi per lo sviluppo. In questo testo, di cui CSB ha curato la traduzione italiana, emerge chiaramente come la qualità della relazione conti più della quantità di tempo. Un padre che si relaziona in modo responsivo contribuisce a costruire legami stabili, fiducia e capacità di autoregolazione,con risultati osservabili per tutta la vita.

Il ruolo del papà nei primi anni di vita: le interferenze culturali e gli ostacoli

Nonostante l’evidenza scientifica, molti padri non si sentono legittimati,  supportati o preparati al proprio ruolo educativo. Il motivo? La mancanza di modelli culturali, la persistenza di stereotipi di genere, l’assenza di programmi strutturati di sostegno.

Secondo noi di CSB, è quindi urgente investire in:

  • percorsi formativi specifici per il personale dei servizi;
  • progetti di sostegno alla genitorialità condivisa;
  • una comunicazione più inclusiva da parte di servizi, istituzioni e media.

Le buone pratiche: un gesto semplice, un legame profondo

Nel lavoro del Centro per la Salute delle Bambine e dei Bambini la promozione delle buone pratiche è uno dei modi chiave per sostenere la responsività.

La lettura condivisa in famiglia è uno strumento concreto per rafforzare la relazione affettiva tra adulto e bambino/ e bambina. In particolare, nei percorsi dedicati alla figura paterna, CSB ha individuato la lettura come pratica di cura responsiva perché racchiude in sé tutti gli elementi fondamentali del nurturing care: attenzione, presenza, sintonizzazione emotiva e stimolo cognitivo.

Leggere insieme come routine quotidiana significa creare un momento esclusivo in cui ciascuno può trovare il suo spazio, il tempo si distende e si costruisce un contatto profondo. Bambini e bambine ascoltano con piacere la voce del papà, ne riconoscono l’intonazione, si sentono visti, ascoltati e rassicurati. In questa semplice attività, ripetuta ogni giorno, si sviluppano fiducia, sicurezza dei legami, capacità di autoregolazione e le basi per molti apprendimenti successivi, compreso il linguaggio.

Il progetto “Papà, mi leggi?”, ideato da CSB, parte proprio da qui: rafforzare il ruolo del padre nella relazione educativa, utilizzando la lettura condivisa come momento privilegiato di contatto, ascolto e cura.

Non è solo una questione di stimolo cognitivo: è un tempo esclusivo e affettivo. Leggere insieme è un’occasione per prendersi un tempo di qualità e dedicarsi pienamente alla relazione. Un’esperienza che modifica le dinamiche familiari e rafforza la consapevolezza del proprio ruolo educativo.

➡ Scopri il progetto “Papà mi leggi?

Il progetto 4E-Parent: un esempio virtuoso di formazione per promuovere la paternità responsiva

Il progetto “Papà, mi leggi?” si inserisce in una più ampia strategia di intervento formativo che noi di CSB abbiamo promosso insieme a partner nazionali e internazionali. Un esempio è stato il progetto 4E-Parent. Essere padri, prendersi cura, che abbiamo realizzato nel 2024. Co-finanziato dalla Commissione Europea (Programma CERV-DAPHNE), è stato coordinato a livello nazionale dall’Istituto Superiore di Sanità e ha coinvolto diversi partner, tra cui CSB, il Cerchio degli Uomini, Deep Blue, Zadig, Maschile Plurale e ISSA.

Obiettivo centrale è stato quello di formare il personale dei servizi per l’infanzia sulla paternità responsiva, offrendo strumenti e conoscenze per coinvolgere attivamente i padri nella vita educativa di bambini e bambine e superare così stereotipi e barriere culturali ancora diffuse. Nell’ambito del progetto è stato realizzato il corso “I padri nei servizi educativi”: 10 ore di formazione tra video, letture di approfondimento e buone pratiche.

I contenuti del corso sono stati curati da esperti ed esperte di CSB – tra cui Giorgio Tamburlini, Alessandra Sila, Maria Vittoria Sola e Monica Castagnetti – con il contributo di università, educatori e ricercatori attivi sul campo. 

Il progetto 4E-Parent ha rappresentato un tassello importante nella promozione di una cultura educativa più equa, inclusiva e capace di valorizzare pienamente il ruolo dei padri nella crescita di bambine e bambini.

➡ Scopri il corso “I padri nei servizi educativi

In conclusione

Il ruolo del papà nei primi anni di vita non è un’aggiunta, ma una parte essenziale dello sviluppo di bambini e bambine. Favorire una paternità responsiva significa investire sul benessere futuro delle nuove generazioni, delle famiglie e dell’intera società.

Con progetti come “Papà, mi leggi?” o con corsi di formazione mirati, il Centro per la Salute delle Bambine e dei Bambini dimostra che una nuova narrazione della genitorialità paritetica è possibile. E spesso inizia da un gesto semplice, come una storia letta insieme prima di darsi la buonanotte.

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