Perché parlare di tecnologie digitali nell’infanzia
Oggi è normale vedere un bimbo di due anni (o anche meno) che “sfoglia” le foto sul telefono dei genitori, o una bambina che fa partire un video sul tablet. Questi gesti, che fino a pochi anni fa sarebbero stati impensabili, sono entrati nel nostro quotidiano. Ma ci siamo mai fermati a chiederci quale impatto abbiano davvero le tecnologie digitali nell’infanzia?
Nei primi mille giorni di vita, il cervello si sviluppa a una velocità unica e ogni esperienza – un abbraccio, un gioco o un contenuto digitale – lascia un segno. È un periodo in cui il bisogno di relazioni reali, di linguaggio, di movimento e di esperienze sensoriali dirette è altissimo. Ecco perché il Centro per la Salute delle Bambine e dei Bambini invita le famiglie e il personale che lavora assieme a bambini e bambine 0-6, a interrogarsi: le tecnologie sono uno strumento, ma il loro uso precoce e non condiviso può avere conseguenze importanti.

Tecnologie digitali nell’infanzia: i rischi da considerare
Come evidenziato dall’articolo “Tecnologie digitali e bambini: un’indagine sul loro utilizzo nei primi anni di vita”, di Valeria Balbinot, Giacomo Toffol e Giorgio Tamburlini, ogni esperienza vissuta nei primi anni influisce sul benessere a lungo termine. Le tecnologie non fanno eccezione: per questo serve una riflessione attenta e condivisa.
Va fatta comunque una doverosa premessa, la tecnologia in sé non è ovviamente il problema, ma il modo in cui viene introdotta nella vita dei più piccoli e delle più piccole sì. Alcuni rischi ben documentati includono:
- meno parole, meno dialogo. Se lo schermo sostituisce la conversazione con un adulto, il linguaggio si sviluppa più lentamente;
- sogni disturbati. La luce blu e la stimolazione continua possono ritardare l’addormentamento e ridurre la qualità del sonno;
- attenzione frammentata. Contenuti rapidi e altamente stimolanti influenzano la concentrazione, riducendola;
- più sedentarietà. Ogni ora passata davanti a uno schermo è spesso un’ora in meno di gioco attivo all’aperto;
- relazioni più povere. Se il tempo online rimpiazza il gioco di fantasia, il contatto fisico e lo sguardo, anche empatia e competenze sociali possono risentirne.
Il digitale come alleato: è possibile?
Abitiamo in un mondo in cui gli schermi esistono ed entrano in molti modi nelle nostre vite, quindi come possiamo regolarci come genitori? Dopo i due anni di età si può cominciare a educare all’uso consapevole, guardando le cose insieme a bambini e bambine, senza mai lasciarli soli davanti allo schermo e senza la paura di dire: “No, non va bene per la tua salute”. Bisogna guardare sempre prima cosa si mostrerà loro; molti contenuti li lasciano confusi o turbati, anche se sembrano semplici.
Ci sono situazioni in cui la tecnologia apre porte difficili da spalancare in altro modo: una videochiamata con i nonni lontani, un’app interattiva che incoraggia la creatività, un contenuto educativo che fa scoprire animali, lingue o culture diverse. Se integrata in una giornata ricca di gioco fisico, lettura e interazioni faccia a faccia, la tecnologia può ampliare le opportunità di apprendimento e partecipazione. L’importante è che non diventi la via più semplice per “occupare” il tempo, ma un’occasione per fare insieme, stimolare il pensiero critico e alimentare la curiosità.

Educazione digitale nell’infanzia: i principi di un uso consapevole
Stabilire regole chiare non significa solo limitare il tempo davanti allo schermo, ma costruire un vero e proprio patto educativo tra adulti e bambine/bambini. Le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sono un punto di partenza prezioso: nei primi due anni di vita, gli schermi andrebbero evitati del tutto (salvo le videochiamate con persone care), perché ogni minuto passato davanti a un display è tempo sottratto alle esperienze sensoriali e alle interazioni che costruiscono le basi dello sviluppo cognitivo ed emotivo.
Dai due ai cinque anni, si può introdurre gradualmente il digitale, ma non più di un’ora al giorno, scegliendo contenuti di qualità e condividendoli. È fondamentale evitare schermi nei momenti dedicati al pasto, al gioco libero o al sonno, perché questi spazi della giornata sono insostituibili per la salute fisica e relazionale.
Più che un insieme di divieti, si tratta di educare a un uso equilibrato: alternare esperienze digitali e attività fisiche, proporre momenti di silenzio e creatività senza schermi, insegnare a usare la tecnologia come strumento di scoperta e non come rifugio passivo. Così, le regole diventano parte di una routine familiare che tutela il benessere di tutti e aiuta le nuove generazioni a crescere in un mondo connesso, ma senza perdere il valore del tempo “offline”.
Bambini e bambine guardano gli adulti che si prendono cura di loro e imparano molte cose implicite, per questo è importante che nei primi anni di vita i genitori diano per primi l’esempio di un uso consapevole e non invasivo degli schermi. Mettere via il telefono quando si trascorre del tempo con loro è una delle cose più efficaci che si possono fare per educare bambini e bambine.

Cosa fa il CSB per accompagnare famiglie e operatori
Il Centro per la Salute delle Bambine e dei Bambini lavora su più fronti per promuovere un approccio equilibrato al digitale:
- Nati per Leggere – Diffonde la lettura condivisa come esperienza relazionale ricca e tascabile, un libro è sempre un buon alleato da tenere con sé per trascorrere il tempo, in ogni luogo.
- Nati per la Musica – Diffonde il canto, il suono e il movimento come strumenti di relazione e pratiche impareggiabili per calmare, stare insieme, vivere momenti di serenità. Sono “strumenti” sempre disponibili sia per i genitori, che per bambini e bambine e giocarci è una delle cose più belle e coinvolgenti che ci sia!
- Villaggi per Crescere – Spazi educativi dove conta stare insieme agli altri e condividere semplici attività da “portare a casa”, come coccolarsi, leggere assieme, giocare, ascoltare o fare suoni, ballare, guardarsi. Qui la tecnologia ha un ruolo marginale, serve solo per stare insieme con chi non può esserci vicino.
- Formazione per operatori e operatrici – Percorsi multidisciplinari per professionisti dei settori sanitario, educativo, culturale e sociale, che includono anche l’uso consapevole delle tecnologie.
In conclusione
L’educazione alle tecnologie digitali nell’infanzia è fatta di educazione, consapevolezza e di presenza, ascolto e accompagnamento. È una responsabilità condivisa tra tutti e tutte coloro che si prendono cura di bambini e bambine, a ogni livello: dai genitori al personale educativo e sanitario, da chi ha elevato potere decisionale a chi può anche solo dare il buon esempio nella vita di tutti i giorni.
Ogni bambina e ogni bambino ha il diritto di crescere in un ambiente che promuova l’uso sano e attivo delle tecnologie, senza sostituire la relazione umana, ma rafforzandola.
Cominciamo da piccoli gesti quotidiani: una storia letta insieme, una domanda condivisa, uno schermo spento al momento giusto.